“Fisiologia vocale ed espressività"

Rilievi endoscopici e correlati spettrografici e vocaligrafici delle qualità vocali (cliccando sulle righe sottolineate compariranno immagini delle indagini spettrografiche e laringoscopiche)

 

 

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Premessa

“Nel significato tradizionale, la prosodia è lo studio delle regole metriche, specialmente greco-latine. Nelle prospettive attuali della linguistica e della semiotica i fenomeni prosodici costituiscono la base “naturale” su cui si inseriscono le manipolazioni stilistico-strutturali del metro e del ritmo poetici e in generale le articolazioni melodiche della scrittura letteraria. Nella linguistica moderna si distinguono elementi fonematici ed elementi prosodici, i primi detti anche segmentali, gli altri soprasegmentali. I fenomeni prosodici sono il timbro dei suoni, l’altezza, l’intensità, la durata e, soprattutto, l’intonazione (variazione d’altezza dei suoni relativa a gruppi sintattici o frasi) e l’accento.”
Con queste parole Angelo Marchese, nel suo “Dizionario di retorica e di stilistica”, Mondadori, Milano, 1978, amplia il concetto di prosodia classica, ridefinendolo alla luce di più recenti acquisizioni concettuali della linguistica moderna. In questa accezione, accogliamo il termine “prosodico” e lo applichiamo al lavoro di scrittura interpretativa, svolto dall’attore sul testo originale. Pertanto, intendiamo con partitura prosodica la trascrizione, fatta di didascalie e segni convenzionali, di un testo scritto in testo orale, operazione che si compone di 6 partiture sovrapposte: intenzionale, timbrica, tonale, testuale, ritmica, dinamica, le quali conferiscono al testo una dimensione di lettura verticale, risultante dal complesso stratigrafico delle varie indicazioni di carattere, qualità vocali, altezza dei suoni, elementi della dizione, valori pneumofonici, ritmo e intensità, che si attribuiscono ai distinti segmenti del testo (frase, verso, parola, sillaba o fonema). Questa lettura armonica, verticale, si somma alla lettura orizzontale, melodica e ne amplia le potenzialità espressive conferendole profondità d’indagine e maggior ricchezza di elementi connotativi. Serve inoltre a memorizzare “nero su bianco” una versione interpretativa e a riprenderla anche molto tempo dopo l’ultima esecuzione.

Schema di partitura prosodica

PARTITURA INTENZIONALE

PARTITURA TIMBRICA

PARTITURA TONALE

PARTITURA TESTUALE

PARTITURA RITMICA

PARTITURA DINAMICA

Partitura intenzionale

Indica le intenzioni del testo, mutuate anche dalla notazione musicale.

Partitura timbrica

Indica i timbri, i colori, le qualità sonore del testo vocale. Strumenti imprescindibili di que-sto lavoro sono i risonatori della voce parlata, tra cui abbiamo individuato: risonatore larin-gale, consonatore pettorale, risonatore faringale, uvulare, occipitale, velare, parietale, pa-latale, apicale, prepalatale, nasale, nasale-velare, falsetto, flauto, fischio laringeo, aritenoi-deo, falso cordale, multifonico.
La partitura timbrica indica inoltre i tipi di timbratura dell’emissione vocale: timbrato, tim-brato–soffiato con le sottovarianti di “etereo” - “sfiatato” - “esalato”, soffiato, inspirato e l’eventuale presenza di una sforzatura, intesa come aumento della pressione sottoglottica, cui corrisponda una contrazione fisiologica (solitamente del muscolo costrittore medio del-la faringe) che comprima il libero flusso dell’aria in uscita.
Aspetti della timbratura fonatoria possono essere indicati anche nella partitura intenziona-le, come il carattere etereo di un segmento di testo.

Esercizi propedeutici

Di seguito, alcuni esercizi propedeutici alla percezione e alla conoscenza di organi fondamentali nell’utilizzo dei risonatori.
Eseguire le posizioni indicate.
Lingua: avanti (tutta in fuori) – normale – dietro (tutta in dentro, con abbassamento laringale, come nello sbadiglio)
Laringe: bassa (come nello sbadiglio) – normale – alta (come nella deglutizione)
Velo palatino: alto (come nello sbadiglio) – normale – basso (come nel conato di vomito)
Muscolo costrittore medio della faringe:
normale – contratto (come nel conato di vomito)
Pilastri faringei:
normali – tesi e medializzati (allo specchio, controllare che ai lati dell’ugola l’arco palatofaringeo si restringa)
Epiglottide: da bassa e arretrata ad alta e avanzata (seguire il percorso pronunciando nell’ordine, anche in silenzio, le seguenti lettere: u, ó chiusa, ò aperta, a, è aperta, é chiu-sa, i). Durante la deglutizione l’epiglottide è massimamente bassa e arretrata

Timbratura dell'emissione

A seguire, una breve disamina dei tipi fondamentali di timbratura dell’emissione vocale:

Timbrato [TIMB]

Nell’emissione vocale non si registrano perdite o dispersioni d’aria. L’accordo pneumofonico viene pertanto ottimizzato al meglio nel convertire in vibrazione sonora la pressione d’aria sottoglottica. L’effetto sarà quello di una timbratura “piena”, senza smagliature, di un “tessuto timbrico” compatto e massimamente sonoro, di una “grana vocale” la più concreta possibile

Timbrato-Soffiato [TIMB-SOFF]

Nell’emissione si riduce il tempo di contatto adduttorio tra le corde vocali; quindi, passando più aria, la timbratura si arricchisce di una sorta di ventosità modulabile, per esempio, nelle seguenti sottovarianti tipologiche:
1 - “etereo”, di tipo espressivo, ma anche indotto tecnicamente da risonatori con riduzione del tempo di contatto come il PETTORALE, l’OCCIPITALE, il PARIETALE e il FLAUTO.
2 – “sfiatato”, spesso connotativo, nell’interpretazione, di uno stato di estrema stanchezza o di una sorta d’ipotonia espressiva.
3 – “esalato”, caratterizzante, nella maggior parte dei casi, un’affermazione definitiva o portatrice di una particolare serietà e/o gravità che, per l’appunto, “esala” per poi sfumare nel silenzio, prima di permettere alcuna ripresa d’energia fonatoria.

Soffiato [SOFF]

L’emissione è di solo fiato; le corde non vibrano e la vocalità è puramente pneumatica ma può essere anche energicamente sforzata [sf], nonostante l’assenza di materia sonora.

Inspirato [INSP]

L’emissione vocale viene prodotta al contrario: inspirando aria, anziché espirandola. Particolare difficoltà può presentare l’articolazione di talune consonanti come la erre, per cui è consigliabile porre la lingua contro la parte anteriore del palato duro. Anche nell’INSPIRATO, variando la proiezione risonatoria, si ottengono effetti timbrici differenti.
Lo studio che segue, è il risultato di una ricerca foniatrica condotta dal Prof. Franco Fussi sul lavoro che l’attore Matteo Belli svolge sull’utilizzo dei risonatori della voce parlata, strumenti fondamentali nello sviluppo e nella definizione della partitura timbrica.

“Fisiologia vocale ed espressività: rilievi endoscopici e correlati spettrografici e vocaligrafici delle qualità vocali

Quello che in foniatria definiamo come atteggiamento vocal tract è la composizione morfologica e dimensionale degli spazi deputati alla definizione risonanziale dello spettro vocale. Notoriamente tale composizione volumetrica condiziona il risultato acustico in termini di timbro in generale, in particolare nei suoi aspetti percettivi di portanza e proiezione del suono e di colore/qualità dell’emissione. Analogamente anche gli atteggiamenti laringei condizionano lo spettro nella regolarità dell’andamento della componente armonica, nella quantità di parziali e nel risultato propriocettivo da parte dell’esecutore.
Abbiamo cercato qui di sistematizzare alcune qualità vocali in uso nella voce attoriale secondo una terminologia che fa riferimento alla propriocezione d’uso delle due componenti (produzione ed espressività) da parte del performer, e in particolare, all’aspetto focalizzante del risonatore, e di analizzare a quali caratteri fisiologici corrispondessero.
Abbiamo pertanto individuato le modalità produttive e l’utilizzo espressivo di 18 risonatori (di cui 17 “fondamentali” e 1 “composto”) e li abbiamo suddivisi in due gruppi.
Il primo gruppo di risonatori viene discriminato e aggettivato dall’esecutore in base alle sensazioni vibratorie interne e al carattere percettivo del timbro vocale. Il secondo, che sottolinea l’origine eterodossa (rispetto al registro modale) della sorgente, viene aggettivato in base al carattere percettivo o in base all’effettore di sorgente.
Nel primo gruppo, l’atteggiamento (forma e dimensioni) dei risonatori (intesi come cavità orale, faringea, nasale, vestibolare) differenzia la specifica struttura armonica dell’emissione evidenziando il ruolo distrettuale di ognuno di essi.
Inoltre, nella didattica dei risonatori del primo gruppo, esiste poi un corredo fonetico facilitante che viene utilizzato, prima con flusso aereo insonorizzato e poi in voce, per individuare più agevolmente la "chiave" di proiezione risonanziale. Tra parentesi tonda e in corsivo tra virgolette, accanto al nome del risonatore (abbreviato tra parentesi quadra), vengono suggeriti i fonemi che si possono pronunciare, prima col fiato e poi col suono, per facilitare la ricerca della qualità vocale relativa al risonatore in questione. Individuato il risonatore, esso viene poi impiegato nell'articolazione verbale, anche variando l'altezza tonale dell'emissione.

I gruppi di risonatori - "Ortodossia della vibrazione cordale"

(“h” – suono muto a labbra aperte o semiaperte)

Il vocal tract è considerato neutro, non viene ricercato alcun atteggiamento fisiologico che non sia legato alle semplici attività articolatorie della parola, la vibrazione cordale è ‘normale’, con tempo di contatto medio ed emissione percettivamente in registro modale con consonanza di petto. La propriocezione è localizzata soprattutto in laringe. Il palato molle è mediamente sollevato (tranne che per le consonanti nasali) e tutte le altre strutture sono rilassate.
E’ l’emissione parlata professionale in registro modale, quella che ascoltiamo normalmente negli speaker o presentatori televisivi, in cui fisiologicamente ci troviamo di fronte a un’attività laringea in registro modale con posizione neutra e rilassata del vocal tract. Lo potremmo definire, in senso stilistico, il risonatore della "neutralità" espressiva, utilizzato in tutti quei casi in cui non si voglia connotare l'emissione vocale con specifiche qualità timbriche, tali da alterare il "colore del parlato medio" del locutore in questione. Nei toni gravi dell'estensione è presente maggiore energia acustica e maggior presenza di armoniche acute nello spettro (diffusione armonica): questa qualità fornisce alta intelligibilità. Poiché il risultato è basato sull’attività delle corde vocali, vi è un elemento di rischio quando la modalità viene esercitata a livelli elevati d’intensità, e in questo caso l’economia di gestione dello speech richiederebbe la sostituzione con altre qualità.

(“ò” – o aperta)

Si fa riferimento con questo termine all’effetto percettivo del consonatore, in quanto in questa modalità di emissione la percezione risonanziale si focalizza nella regione pettorale e del plesso solare, quindi al di sotto della laringe. Si riscontra una forte riduzione del tempo di contatto fra le corde e non si assiste mai ad un contatto glottico completo, con fuga d’aria glottica e rumore nello spettro. Vi è ancora neutralità nel comportamento false corde e vestibolo laringeo ad eccezione di una versione anteriore dell’epiglottide con basculamento della laringe. Il tono cordale è ridotto. Ciò si traduce all’analisi vocaligrafica in una netta prevalenza del parametro SPI (Soft Phonation Index, Indice di fonazione sommessa).
Il ‘focus’ pettorale comporta spettrograficamente un aggravamento formantico quindi un effetto di aggravamento timbrico, per ampliamento dello spazio vestibolare, non necessariamente quindi da abbassamento laringeo. La riduzione del tempo di contatto glottico (diminuzione delle forze adduttorie), con maggior flusso aereo durante l'emissione, forniscono all’emissione un carattere soffiato e una intensità relativamente debole, che conferiscono al timbro una qualità maggiormente eterea. Le componenti di rumore giustificano le alterazioni di Jitter (variazione o perturbazione relativa media periodo per periodo del Periodo Fondamentale) e Shimmer (variabilità relativa media periodo per periodo dell’Ampiezza picco-picco). L'impressione complessiva equivale a una sorta di "gravità ventosa", sfocata, poco timbrata, eterea. La compattezza percettiva del timbro del laringale, subisce quindi una sorta di dispersione, dilatazione e sfocalizzazione, connotando una emissione meno materica.

(“fó” – o chiusa)

L'abbassamento laringeo con allungamento del vocal tract, la ridotta distanza base lingua/faringe e la riduzione del diametro anteroposteriore di tutto il vocal tract, sono le caratteristiche più evidenti di questa modalità. La qualità vocale è schiacciata e ingolata, con propriocezione di distribuzione uniforme dell'aria su tutte le pareti della faringe. Di medio grado l’innalzamento velare e la costrizione dei pilastri palatini. Il vocaligramma è sostanzialmente nella norma.
L'allungamento verso il basso della cavità risonatoria determina l'inconfondibile aggravamento tonale di questo risonatore, per via dell'azione di "carotaggio" delle formanti prodotto dall'abbassamento laringale con senso percettivo di maggiore timbratura d’emissione. Tuttavia l’ovalare costrizione sagittale del vocal tract, conferisce all'effetto grave e timbrato dell’emissione anche un carattere intubato, frutto dell’estensione del contenimento dell'ampiezza vocal tract anche nel tratto mesofaringeo.

(“å” – suono scandinavo, mediano tra a e o)

I muscoli costrittori della faringe sono particolarmente attivi, con riduzione dei diametri anteroposteriore ma anche trasversale del tratto ipofaringeo (che connotano un tratto cilindrico anziché ovalare come nell’emissione faringale). Buona ampiezza in orofaringe, con tensione e medializzazione dei pilastri palatini posteriori. Altro comportamento distintivo è la retroposizione della base della lingua.
Colore neutro, buona espressività formantica.

(“u” sbadigliata)

Un moderato abbassamento laringeo si accompagna a un certo grado di retrazione delle false corde, apparentemente verso un atteggiamento tipico della tecnica VoiceCraft, denominato "sob" unitamente all'innalzamento del velo palatino e alla dilatazione della parte superiore dei pilastri faringei; quest'ultima forma di apertura è assimilabile alla ricerca di un sob non solo laringeo ma anche faringeo. Notevole, inoltre, è anche la forte riduzione del tempo di contatto nell'adduzione cordale. Per la sua qualità proiettiva posteriorizzata, percepita propriocettivamente verso l'esterno nella regione occipitale, possiamo annoverare questo risonatore tra quelli che definiamo "di superficie".
Il “sob” in realtà viene percettivamente assimilato ad una voce che piange, a laringe abbassata e vocal tract espanso il più possibile, cartilagine tiroide inclinata, false corde in retrazione laterale, tempo di contatto glottico basso. Propriocettivamente il suono è ‘vissuto’ posteriormente, a livello cranico e percettivamente appare distante, sommesso, scuro e attutito, similarmente all’emissione occipitale. La pressione sottoglottica è più bassa che in qualsiasi altra qualità. A livello acustico gli armonici acuti sono pochi e deboli; poco rappresentati oltre la prima formante. Il vocaligramma mostra valori elevati di SPI. Il sob, nel VoiceCraft, viene considerata la modalità vocale più riposante, anche se poco potente. E’ probabilmente proprio la sua scarsa potenza che genera spesso una tendenza compensatoria con aumento di pressione sottoglottica e comparsa di turbolenza che, nonostante il contatto glottico assente, alla vocaligrafia fa aumentare oltre soglia il fattore VTI (Voice Turbulence Index, Indice di turbolenza) con rientro normativo di SPI.
Oltre a un enorme ampiezza della cavità risonatoria, che va oltre il semplice ampliamento del vestibolo laringeo, l’emissione occipitale si caratterizza per la specifica focalizzazione all'indietro, con un effetto di emissione "absidale" non proiettata direttamente verso l'ascoltatore, come se il locutore parlasse con una grande bocca posteriore. Il carattere quasi di "fonte remota" si arricchisce di "gravità eterea" per mezzo dell'abbassamento laringale e della riduzione del tempo di contatto glottico durante la vibrazione cordale, che provoca un classico "sfiatamento" timbrato-soffiato.

(“ghé” – e chiusa)

L'innalzamento del dorso della lingua verso il velo palatino abbassato è il primo e imprescindibile tratto distintivo del carattere di "chiusura" risonatoria orale, gestita nella trasversalità dello spazio in zona istmo delle fauci, e aumentata dall'esercizio contrattivo del muscolo costrittore medio della faringe. A questo si aggiunge una leggera contrazione delle false corde. Il vocal focus, in questo caso, è diagonale posteriore, secondo una proiettività che si esprime verso il palato molle.
Il timbro è chiaro per tendenza a sintonizzazione della fondamentale alla I formante.
La chiusura risonatoria di cui sopra, s’intride del colore timbrico spesso utilizzato per la "voce del topo". E' ancora una proiettività posteriore, come l’occipitale, con propriocezione di concentrazione in una zona interna centrale, più piccola e costretta.

(“m” sbadigliata)

Presenta le medesime caratteristiche del risonatore occipitale con focalizzazione posterio-re più alta, probabilmente ancor maggior tensione e lateralizzazione dei pilastri, mantenendo una laringe meno bassa. Fa parte dei risonatori che definiamo propriocettivamente "di superficie". La consonanza è più chiaramente di testa e per esercitarne la tenuta si può provare ad aprire e chiudere la bocca cercando di mantenere la qualità risonatoria il più possibile omogenea, tra la fonazione a bocca aperta e quella a bocca chiusa.
Se non si mostrasse di debole intensità consentirebbe, come tutte le emissioni di testa, un agevole alleggerimento timbrico, tipico delle voci infantili e femminili, nutrendo la struttura armonica di frequenze acute.

(“chè” – e aperta per il palatale con la lingua bassa;

Non rivela alcuna particolarità significativa rispetto al risonatore laringale, tranne una proiettività più o meno accentuata verso il palato duro, a seconda della posizione della lingua, eventualmente con tratti di nasalità. Tempo di contatto glottico completo.
Lo si può definire come una sorta di laringale tonalmente più "chiaro" e portato in superficie, grazie ad una proiettività maggiormente accentuata verso la regione frontale che preserva questo risonatore da qualsiasi "rischio" di ingolamento laringale.

(“chi”)

Risonatore "di superficie", sviluppa le qualità dell’emissione palatale accentuando la focalizzazione propriocettiva verso la sommità del cranio, secondo una proiettività verticale. L’emissione non è in falsetto ma il tempo di contatto è basso. Il velo palatino è innalzato con ricerca di spazio faringeo superiore.
E’ tipicamente usato come voce di testa, per caratterizzare la "chiarezza" di taluni timbri giovanili e femminili, con impoverimento dello spettro e registro percepito come non modale.

(“sci”)

In ambito laringeo si riscontra una riduzione in senso antero-posteriore dello spazio ariepiglottico, come nella nasalizzazione.
Per la proiettività frontale, "di superficie" e subnasale, lo potremmo definire scherzosamente come la “voce dei baffi". Il labbro superiore è stirato, il timbro chiaro e querulo. Vaga tendenza alla sintonizzazione tra fondamentale e I formante. La ridotta ampiezza consonatoria, circoscritta all'area dell'arcata dentale superiore, connota timbricamente questo risonatore come espressione di una chiusa personalità del locutore, di mondo piccolo e avaro, accentuata dal carattere duro delle superfici di consonanza, prepalatali e dentali.

(“n” di no per pronunciare un suono consonantico;

Il termine non ha corrispondenza con i noti fenomeni di nasalizzazione fonetica. Spiccatissima è la proiezione frontale, "di superficie", verso l'area zigomatico-nasale. Chiarissima, al tatto, la percezione vibratoria. Evidente è la riduzione in senso antero-posteriore dello sfintere ariepiglottico, unitamente all'innalzamento dell'epiglottide, suggerita anche dalla buona intensità delle parziali tra 2500 e 3500 Hz, che ci suggeriscono, inoltre, la presenza in questa emissione della riduzione dello spazio ariepiglottico.
La sensazione dell’esecutore è che la peculiare risonanza in un'area tanto vasta e ricca, come quella zigomatico-nasale, determina l'enorme possibilità di "disegno" e modellabilità spaziale del risultato sonoro con ampio gioco di variazioni timbriche, probabilmente per miscelazione con gli altri consonatori. Le potenzialità espressive sono talmente variegate, che è difficile ricondurre questo risonatore a un'identità specifica, che rischierebbe di risultare particolarmente riduttiva. Tipico è comunque l'impiego per tutte quelle voci che fanno della vera nasalizzazione un tratto distintivo di ottusità, di antipatia del locutore o gli conferiscono un carattere riflessivo, intellettualistico, per la prossimità della regione nasale alla mente; ciò accade, soprattutto, quando questo risonatore si fonde con l'apicale, colorandosi di testa.

(“n” velare di angoscia)

E' un risonatore nasale con minor riduzione in senso antero-posteriore dello spazio ariepiglottico e minor innalzamento dell'epiglottide. Si riscontra una leggera tensione del muscolo costrittore medio della faringe e dei pilastri faringei. Rispetto al nasale, la propriocezione è più arretrata e risuona ai confini con la regione velare. Lo potremmo definire un risonatore "composto".
La minor "aggressività" frontale, ne acuisce il carattere di "interiorità", di riflessività più simpatica e bonaria dovuta anche a una consonanza più morbida.

Riepilogo delle qualità proiettive dei risonatori del I gruppo:

LARINGALE (interno, in laringe)
PETTORALE (di superficie, consonanza con direzione in basso verso il plesso solare)
FARINGALE (interno, in faringe)
UVULARE (interno, in orofaringe, zona ugola)
OCCIPITALE (di superficie, con direzione posteriore, verso la base del cranio)
VELARE (interno, su velo palatino)
PARIETALE (di superficie, con direzione diagonale-posteriore, verso la regione parietale)
PALATALE (interno, con direzione in avanti su palato duro)
APICALE (di superficie, con direzione ortogonale verso la sommità del cranio)
PREPALATALE (di superficie, con direzione in avanti, verso l’arcata superiore dei denti)
NASALE (di superficie, con direzione in avanti, verso l’area zigomatico-frontale)
NASALE-VELARE (interno, al confine naso-palato molle)

II Gruppo di Risonatori - "Eterodossia" della vibrazione cordale

Nel secondo gruppo, le differenze della struttura spettrale armonica sono legate ai comportamenti delle strutture vibranti (corde vocali o altro).
Si registra un allungamento cordale con vibrazione del solo bordo libero. Il tempo di contatto è inferiore al 40 % del ciclo vibratorio.
Per l'acutezza tonale che consente, diffusissimo è l'uso che se ne fa per la contraffazione vocale in senso infantile e femminile. Spesso usato dai cantanti pop e rock è divenuto, per alcuni di essi, un vero e proprio sigillo d'identità vocale. Nel teatro, l'effetto di "alterità" consegna frequentemente questa emissione ad un utilizzo di "mascheramento", a volte sinistro, come di chi non vuole farsi riconoscere.
Il flauto, della stessa "famiglia" del falsetto in quanto a sorgente laringea, se ne differenzia per il piano glottico abbassato e inclinato anteriormente e in basso, con maggior spazio tra parete posteriore faringolaringea ed epiglottide, le false corde sono retratte ed è presente una componente interaritenoidea più accentuata.
La componente armonica, che nel falsetto è limitata entro i 2000 Hz, nel flauto mostra una sintonizzazione tra fondamentale e I formante, con intensificazione della stessa. L'ampliamento della cavità vestibolare conferisce al timbro una maggior "importanza", rendendolo utilissimo nelle voci di "magica femminilità" o, comunque, di una femminilità più matura. Questa ampiezza di risonanza genera, inoltre, un effetto "ventoso", "etereo", come di maggior circolazione dell'aria.
La grande tensione e compressione delle corde vocali blocca la vibrazione, lasciando pas-sare l'aria soltanto da un orifizio centrale. E’ presente massiva costrizione faringea, intensa attività adduttoria posteriore interaritenoidea con aumento delle resistenze glottiche, laringe abbassata.
Evidente la frequente sintonizzazione F0-F1 e la presenza oltre norma di VTI con assenza completa di SPI. E’ l’emissione che permette di esplicitare l’ambito tonale più acuto dell’estensione fisiologica. Per il carattere spiccatamente contraffatto, la si utilizza per usi "estremi", espressionistici, per soluzioni grottesche, mai di tipo naturalistico, e spesso in riferimento a un mondo astratto, di pura vocalità.
Oltre alle corde vocali, vibrano anche le false corde. Si registra anche una riduzione in senso antero-posteriore dello spazio ariepiglottico per anteriorizzazione aritenoidea e posteriorizzazione epiglottica. Da ricordare che l’ipertono e vibrazione delle false corde rientra nella classificazione disfunzionale delle disfonie (tipo II di Koufman) e viene invece qui considerata come possibilità estetica.
Abbiamo mutuato la definizione supplementare di “throat voice" da quella di “throat singing", del canto di tradizione mongolica. La supplementare sorgente laringea delle false corde nell'utilizzo parlato, permette di ottenere effetti d'imitazione "motoristica" di grande sonorità e pochissimo "rumore". Il rapporto rumore/armoniche è ovviamente alterato nel vocaligramma, ma in realtà la sovrapposizione vibratoria delle false corde, a una frequenza che corrisponde alla metà della frequenza vibratoria delle corde vocali, nonostante la spiccata impronta di gutturalità artefatta, non conferisce a questo risonatore un carattere di fatica né di sofferenza.
Oltre alla vibrazione cordale e falso cordale, la grande anteriorizzazione e iperpressione interaritenoidea pongono in vibrazione anche i cappucci aritenoidei.
Vi è marcata componente di rumore in tutto lo spettro ma le formanti sono riconoscibili. E' la voce "ruggente" per definizione, temperabile su una vasta gamma tonale e in un'ampia scelta di ambiti risonatori, che vanno dalla laringalità più aperta alla nasalità più circoscritta. Per una migliore ottimizzazione del menage vocale, è comunque consigliabile "alleggerire" lo stress laringeo, mantenendo una costante proiettività risonatoria verso il palato duro. La rumorosità prodotta dalle aritenoidi può essere metabolizzata in effetti di grande so-norità e potenza vocale, utilizzabile con personaggi "importanti” quali un ”leone re della foresta", un "capo" o un "grande maestro", autorevole e portatore di una saggezza antica. Il carattere più o meno "rauco" e "cartavetrato" di questa emissione, ne fa un ottimo strumento anche per voci "vecchie" e/o "affaticate".
Caratteristico è il suo abbinamento con il multifonico (ARITENOIDEO-MULTIFONICO)
Il canto armonico si caratterizza per selettivi rinforzi armonici per selezione nel vocal tract orofaringeo come da tradizione centroasiatica, ed è legato a tecniche di spostamento nei rapporti morfovolumetrici del vocal tract anteriore e nel controllo di posizione laringea in abbassamento. Quando ad esso si somma una gestione aperiodica dell’onda mucosa cordale si producono subarmoniche che conferiscono un carattere diplofonico (o meglio pluri o multifonico) al segnale vocale. Per il suo carattere "polifonico", questa modalità è ideale per produrre effetti di coralità creati da una sola voce. L'estremo grado di artefazione è anche utile per emissioni "surreali", più o meno ricche di aria e ampiezza risonatoria.

Nota:
Possiamo anche dividere i risonatori in “fondamentali”, il cui utilizzo singolo dà voce a timbri “semplici” e in “composti”, la cui combinazione dà voce a timbri “misti”, come nel caso del NASALE-VELARE, ponendo un trattino di congiunzione tra i nomi dei risonatori usati